domenica 7 gennaio 2024, ore 18.30
Proiezione del video
ISTANBUL
ISTANBUL
100 foto in video sequenza di Fabio Alfano
presentazione di Annamaria Orsini
dialogo con l’autore
presso CINEMATOCASA
via Maqueda 124 o
piazza SS.40 Martiri al Casalotto 3
Palermo
piazza SS.40 Martiri al Casalotto 3
Palermo
ingresso libero
Nell’ambito della mostra
di fotografie di Fabio Alfano
PALERMO… NEW YORK!
di fotografie di Fabio Alfano
PALERMO… NEW YORK!
E’ possibile cenare prenotando al 3332012439
costo 20 euro (a scelta dal menu’:
un antipasto, un primo o un secondo,
pane, acqua, vino)
un antipasto, un primo o un secondo,
pane, acqua, vino)
info sull’evento 3383228822
“Quanti nomi per una città sola: Istanbul, Costantinopoli, Bisanzio, e ancora Dersaadet,
Bab-i-Ali, la porta della felicità o la porta del sublime, come la chiamavano i diplomatici ottomani … e poi la seconda Roma”.
E’ la città dove lo splendore del passato convive con la trascuratezza del presente, ma anche con il suo flusso vitale.
La Istanbul di Fabio Alfano respira le diverse anime delle città e le coglie con immediatezza e rapidità. Attratto dal poliforme della vita, cerca di afferrare, in ogni immagine, l’impermanenza, la fluidità, la capacità di continua metamorfosi, il transitorio… dando vita ad una narrazione mobile che genera energia ed empatia. Movimento interiore.
E se per Orhan Pamuk, Istanbul è la città della malinconica tristezza, per Alfano è una città a colori: una città che si risveglia – che conosce RI-SVEGLI – grazie ad immagini nelle quali l’uso di un colore carico, saturo e a volte devastante provoca, in chi le osserva, uno spaesamento, un cortocircuito visivo – emotivo – spaziale.
…I colori vibranti dei foulard indossati dalle donne che a volte sventolano nell’aria come bandiere disobbedienti, i colori squillanti del Bazar, i colori vitalmente stridenti delle case del Quartiere Ebraico … il rosso fiammeggiante di un vecchio tram che attraversa la città o il rosso sangue dei tappeti stesi sui pavimenti delle moschee.
Ma … il vero rito sciamanico, (Fabio) lo compie all’interno delle moschee: guarda in alto e trasfigura, ri-crea, rigenerando le architetture e lo spazio.
In queste immagini, accompagnate da una musica pro-creatrice, gli archi, le vetrate, le finestre, le lampade, i lampadari, le cupole si alleggeriscono, perdono il loro pondus.
Tras-mutano. Diventano presenze ariose o vertiginose bolle di energia fluida che, roteando, come in una danza di dervisci,
si sollevano e ascendono in cerca della luce empirea e dell’infinito.
Annamaria Orsini
Bab-i-Ali, la porta della felicità o la porta del sublime, come la chiamavano i diplomatici ottomani … e poi la seconda Roma”.
E’ la città dove lo splendore del passato convive con la trascuratezza del presente, ma anche con il suo flusso vitale.
La Istanbul di Fabio Alfano respira le diverse anime delle città e le coglie con immediatezza e rapidità. Attratto dal poliforme della vita, cerca di afferrare, in ogni immagine, l’impermanenza, la fluidità, la capacità di continua metamorfosi, il transitorio… dando vita ad una narrazione mobile che genera energia ed empatia. Movimento interiore.
E se per Orhan Pamuk, Istanbul è la città della malinconica tristezza, per Alfano è una città a colori: una città che si risveglia – che conosce RI-SVEGLI – grazie ad immagini nelle quali l’uso di un colore carico, saturo e a volte devastante provoca, in chi le osserva, uno spaesamento, un cortocircuito visivo – emotivo – spaziale.
…I colori vibranti dei foulard indossati dalle donne che a volte sventolano nell’aria come bandiere disobbedienti, i colori squillanti del Bazar, i colori vitalmente stridenti delle case del Quartiere Ebraico … il rosso fiammeggiante di un vecchio tram che attraversa la città o il rosso sangue dei tappeti stesi sui pavimenti delle moschee.
Ma … il vero rito sciamanico, (Fabio) lo compie all’interno delle moschee: guarda in alto e trasfigura, ri-crea, rigenerando le architetture e lo spazio.
In queste immagini, accompagnate da una musica pro-creatrice, gli archi, le vetrate, le finestre, le lampade, i lampadari, le cupole si alleggeriscono, perdono il loro pondus.
Tras-mutano. Diventano presenze ariose o vertiginose bolle di energia fluida che, roteando, come in una danza di dervisci,
si sollevano e ascendono in cerca della luce empirea e dell’infinito.
Annamaria Orsini